Nature è il primo libro della collana Lo spirito dei luoghi, artisti del territorio dei laghi ideata e prodotta da Italiana Ponti Radio e curata da Carlo Meazza.
Presentato il 28 novembre 2025 presso Spazio Materia
https://www.varesenews.it/2025/11/lo-spirito-dei-luoghi-quando-impresa-e-arte-si-incontrano/2421943/
Il libro esplora con foto ed acquerelli diversi tipi di Nature:
paesaggi
materie
fiori spettinati
nature umane
ricerca fotografica
Per saperne di più leggi l'introduzione di Mario Chiodetti :
Introduzione
Paola Margnini ha un rapporto molto libero con la fotografia, la insegue, la cattura, ci scherza, si lascia rincorrere, ci va a braccetto, con l’istinto che diventa dominante fino a scavalcare l’ispirazione. «E lasciatemi divertire…» sembra dire con Palazzeschi, un divertimento assoluto, bambino, mediato sì dallo studio e dalla tecnica, ma lasciato scatenare come si fa in un gioco, perché il creare immagini è una sfida con sé stessi, una lunga tenzone con l’ignoto che di colpo si manifesta e rimane tale, dividendo il ricordo nell’attimo dello scatto e in quello del risultato.
La sua ricerca l’ha portata in mondi diversi, ognuno dei quali le parla nel profondo: c’è la natura selvatica delle piante e dei minerali, il mistero dei fiori, la magia delle forme, a volte casuali altre architettate dal Bello, c’è la mano dell’uomo nel plasmare la materia, ci sono i volti e le ombre, le tracce di un’umanità dispersa, il sogno e il colore, il filo sottile del bianco e nero in stile giapponese.
Nature è il titolo di questa ampia raccolta fotografica, un libro che inaugura la collana Lo spirito dei luoghi – Artisti del territorio dei laghi voluta da Progetto Italiana Ponti Radio di Antonio Salomone e curata da Carlo Meazza, per far conoscere chi omaggia le nostre tante bellezze magari senza avere la giusta visibilità. Quali sono le nature che la fotografa va a cercare e vuole rappresentare, fortunatamente ancora con l’obiettivo, lasciando da parte cellulari e intelligenza artificiale?
Paola ha una spiccata sensibilità per il colore, a volte ne desidera l’esplosione, altre lo sfuma, lo stira, ne ricerca l’essenza in una lama di luce o nella geometria di una risaia, nella pittoricità di un lichene o di una corteccia infuocata, si fa trascinare nella sarabanda cromatica di una città notturna, o incantare dalla solitudine verde di un lampione al tramonto. È il segnale della curiosità, caratteristica primaria di un fotografo, che ogni giorno e ogni attimo -come sosteneva il grande Berengo Gardin- spinge a scattare, con la fedele reflex sempre nella borsa, perché il fotogramma perfetto può essere sempre in agguato.
Potrà poi l’osservatore «condividere lo sguardo» di chi sta dietro le lenti, vibrare con la stessa emozione o aggiungerne di nuove? È l’eterna domanda di chi crea, il rovello dell’attore sulla scena, la trasmissione di ciò che si cattura, che sentiamo profondamente nostro ma nello stesso tempo moriamo dalla voglia di renderlo partecipe, non soltanto a chi amiamo. Paola Margnini, nel compiere un viaggio dentro sé stessa percorre altresì vie comuni, dispensando sensazioni, “spettinando” i fiori, scrutando il piccolissimo, i disegni imperscrutabili della natura, e cercando nell’umanità la stessa materia ritrovata a volte nella casualità di forme delle conchiglie spiaggiate o della ghiaia inumidita dalla brina.
Ma chi dipinge con la luce lo può fare anche su carta, così la fotografa si sdoppia e le sue nature le presenta anche in forma di acquerello, appaiando le emozioni e lasciando ai versi di Claudio Poloni il compito di alimentare il sogno. I laghi e le montagne sono il perfetto palcoscenico per rappresentare il carosello della vita, la «stagione sospesa/ di albe tardive/ di soli impotenti/ di ombre allungate», un po’ la metafora di come siamo, con il nostro vissuto chiaroscurale, i dubbi e i rimpianti che di colpo assumono i colori di un tramonto o di un’aurora, di un temporale o di una nevicata.
Così le nature umane di Paola ci restituiscono attimi di street photography, con la signora attonita all’ombra del suo grand chapeau, il barman che si fa una fumatina fuori dallo storico Gambrinus di Napoli dove d’Annunzio scrisse su un tovagliolo i versi di ’A vucchella, poi musicati dall’amico Tosti, il cagnolino che sonnecchia nella custodia della fisarmonica del suonatore ambulante o il mimo Chris che si prepara per la sua performance.
Ma di chi sarà quell’ombra che sembra scaturire da un piede dalle unghie perfettamente dipinte? Margnini cammina con il Borsalino in testa, uno zaino in spalla e la macchina fotografica al collo, la sua ombra la precede quasi a indicarle la strada, di certo sta pensando ai prossimi scatti, perché chi rimane fanciullo nell’animo ha sempre una voglia pazza di farsi regali. E ai suoi “fiori spettinati”, con quello della Magnolia grandiflora che pare un’invenzione di Man Ray, la fotografa aggiunge una rosa, che pare disgregarsi in una esplosione di luce. Ma il segreto è nell’illusione, e Paola aggiunge un altro senso a quello della vista, l’olfatto, desiderando -e facendoci desiderare- che quella rosa emani il suo profumo attraverso il movimento creato ad arte dallo scatto. Anche questa è poesia, e di questi tempi ne abbiamo un gran bisogno, così come di sogni, di silenzio e di carezze dalla natura.
Le fotografie di questo libro non saranno tutte comme il faut, ma rappresentano la personalità dell’autrice, che sperimenta e va oltre, anche rischiando di non compiacere lo spettatore. Ma chi ha affinità con le arti non può mai fermarsi, perché il traguardo si sposta sempre un poco più lontano, appare e scompare come una fata morgana, e sta all’artefice fermare l’attimo e consegnarcelo, prima che voli lontano.
Mario Chiodetti